“John e Rick mi dicevano cose tipo: ‘Non puoi farlo’. E io: ‘Perché? Chi lo dice?’. Non ci sono regole nel rock’n’roll. È illegalità. Siamo qui per questo, per infrangere le regole. È questo il divertimento”. Così il frontman Greg Dulli giustifica e insieme descrive perfettamente la musica degli Afghan Whigs: che è libertà totale di approccio e soprattutto di scelta e rilettura di influenze diametralmente opposte tra loro. Dall’esordio autoprodotto all’approdo in Sub Pop, dai capolavori degli anni Novanta fino all’inaspettata reunion, questo libro vuole raccontare la storia di un gruppo difficilmente definibile, anacronistico perché fuori dal tempo, troppo spesso pigramente definito dalla critica come una sorta di cortocircuito tra soul e grunge, ma che in realtà è tanto di più. Guidata da un frontman anomalo e straordinario come Dulli, la band di Cincinnati, senza riuscire a raggiungere le vendite e la popolarità delle grandi formazioni alternative del periodo, si è però ritagliata lo status di formazione di culto, un’immagine che da inizio anni Novanta dura ancora oggi. Una parabola straordinaria che ha riletto il motto “sesso, droga e rock’n’roll” in una chiave inedita fatta di malinconia, senso di colpa e rabbia, e permeata dalla fondamentale influenza della black music, che rende gli Afghan Whigs se non un unicum, quantomeno una rara e affascinante scheggia impazzita nel panorama rock a stelle e strisce degli ultimi trent’anni.
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Nicolas Merli – Your attention, please. Storia e musica degli Afghan Whigs
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“John e Rick mi dicevano cose tipo: ‘Non puoi farlo’. E io: ‘Perché? Chi lo dice?’. Non ci sono regole nel rock’n’roll. È illegalità. Siamo qui per questo, per infrangere le regole. È questo il divertimento”. Così il frontman Greg Dulli giustifica e insieme descrive perfettamente la musica degli Afghan Whigs: che è libertà totale di approccio e soprattutto di scelta e rilettura di influenze diametralmente opposte tra loro. Dall’esordio autoprodotto all’approdo in Sub Pop, dai capolavori degli anni Novanta fino all’inaspettata reunion, questo libro vuole raccontare la storia di un gruppo difficilmente definibile, anacronistico perché fuori dal tempo, troppo spesso pigramente definito dalla critica come una sorta di cortocircuito tra soul e grunge, ma che in realtà è tanto di più. Guidata da un frontman anomalo e straordinario come Dulli, la band di Cincinnati, senza riuscire a raggiungere le vendite e la popolarità delle grandi formazioni alternative del periodo, si è però ritagliata lo status di formazione di culto, un’immagine che da inizio anni Novanta dura ancora oggi. Una parabola straordinaria che ha riletto il motto “sesso, droga e rock’n’roll” in una chiave inedita fatta di malinconia, senso di colpa e rabbia, e permeata dalla fondamentale influenza della black music, che rende gli Afghan Whigs se non un unicum, quantomeno una rara e affascinante scheggia impazzita nel panorama rock a stelle e strisce degli ultimi trent’anni.
Nicolas Merli
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