I Ministri erano tre ragazzini tra i banchi del liceo Berchet di Milano. Il preside forse ancora li aspetta. In cortile però non si può più fumare. In cantina ora c’è una sala prove e digitando Ministri su Google escono prima loro di quelli che stanno al governo. Davide, voce e basso, è rimasto fedele a Porta Romana, dalle aule al terzo piano vede casa. Federico, penna e chitarra, che avrebbe preferito fare Scuola di fumetto, è cresciuto in Piazzale Susa. Michele, il batterista, in corso Lodi. Conoscersi era una probabilità geografica. Anni in giro da band emergente, le canzoni su Myspace, le cover, cercandosi le prime date da soli o partecipando a concorsi dall’affidabilità discutibile, fino ad arrivare alla prima etichetta e a quel primo disco con l’euro in copertina. Iniziano ad affermarsi alcune delle caratteristiche che diventeranno punto di riferimento per i fan e per gli stessi Ministri: le giacche e le locandine. Ma soprattutto iniziano ad affermarsi i loro valori, il loro non venire a patti con la decadenza morale e l’omologazione, il loro racconto crudo di quello che succede dentro di noi e intorno a noi. Tutto questo con testi criptici, pregni di metafore, ma che scivolano via come la poesia più lineare che esista. Si crea così, live dopo live, una stretta empatia col pubblico, un pubblico che pian piano cresce e urla a ogni canzone la propria disillusione, sentendosi capito, libero. Ecco arrivare le prime soddisfazioni, dalla radio ai sold out nei più grandi live club d’Italia, dalle major al passaggio su Blob, ma, soprattutto, ecco come una rock band è riuscita a ritagliarsi un importante tassello nella storia della musica italiana.
Gabriele Palumbo nasce nel 1991 a Bologna. Osserva, ascolta, scrive, dice spesso addio e vive nel film Midnight in Paris. Ha una laurea in Sociologia e una in Relazioni Internazionali, ma solo per litigare. È autore del romanzo breve Ci siamo solo persi di vista. Terminati gli studi entra attivamente nel mondo della musica, organizzando svariati concerti, e della comunicazione digitale. Dal 2017 fa parte del collettivo Dischirotti e il 2018 lo vede tra i fondatori dell’agenzia FLOOR concerti.
Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie.Ok
Gabriele Palumbo – Ministri. Suoniamo per non lavorare
13,50€
Acquista prodotto
I Ministri erano tre ragazzini tra i banchi del liceo Berchet di Milano. Il preside forse ancora li aspetta. In cortile però non si può più fumare. In cantina ora c’è una sala prove e digitando Ministri su Google escono prima loro di quelli che stanno al governo. Davide, voce e basso, è rimasto fedele a Porta Romana, dalle aule al terzo piano vede casa. Federico, penna e chitarra, che avrebbe preferito fare Scuola di fumetto, è cresciuto in Piazzale Susa. Michele, il batterista, in corso Lodi. Conoscersi era una probabilità geografica. Anni in giro da band emergente, le canzoni su Myspace, le cover, cercandosi le prime date da soli o partecipando a concorsi dall’affidabilità discutibile, fino ad arrivare alla prima etichetta e a quel primo disco con l’euro in copertina. Iniziano ad affermarsi alcune delle caratteristiche che diventeranno punto di riferimento per i fan e per gli stessi Ministri: le giacche e le locandine. Ma soprattutto iniziano ad affermarsi i loro valori, il loro non venire a patti con la decadenza morale e l’omologazione, il loro racconto crudo di quello che succede dentro di noi e intorno a noi. Tutto questo con testi criptici, pregni di metafore, ma che scivolano via come la poesia più lineare che esista. Si crea così, live dopo live, una stretta empatia col pubblico, un pubblico che pian piano cresce e urla a ogni canzone la propria disillusione, sentendosi capito, libero. Ecco arrivare le prime soddisfazioni, dalla radio ai sold out nei più grandi live club d’Italia, dalle major al passaggio su Blob, ma, soprattutto, ecco come una rock band è riuscita a ritagliarsi un importante tassello nella storia della musica italiana.
Gabriele Palumbo nasce nel 1991 a Bologna. Osserva, ascolta, scrive, dice spesso addio e vive nel film Midnight in Paris. Ha una laurea in Sociologia e una in Relazioni Internazionali, ma solo per litigare. È autore del romanzo breve Ci siamo solo persi di vista. Terminati gli studi entra attivamente nel mondo della musica, organizzando svariati concerti, e della comunicazione digitale. Dal 2017 fa parte del collettivo Dischirotti e il 2018 lo vede tra i fondatori dell’agenzia FLOOR concerti.